Focus sulle pratiche di affidamento.
Il volontario di un gattile ha l’obbligo morale e civile di ricercare affidamenti validi e definitivi.
Validi perché al gatto bisogna garantire condizioni di vita rispettose delle sue necessità fisiche ed etologiche conformemente alle leggi vigenti; definitivi perché il rientro in gattile comporterebbe un forte shock per l’animale.
I criteri di valutazione per l’affidamento del gatto sono improntati all’inserimento nella nuova famiglia tale da garantire la sicurezza degli altri ospiti ed il benessere dell’animale. Ogni caso deve essere valutato in funzione della composizione della famiglia (compresi altri animali), della corretta cultura alla convivenza con il gatto, della conoscenza delle norme che regolano la detenzione di animali d’affezione (tutt’altro che scontata) ed infine della situazione fisica (ambiente, abitudini di vita e aspettative) in cui si dovrà inserire il gatto.
Atteso che la speranza di vita delle persone è considerevolmente aumentata, la stessa considerazione vale anche per i gatti, che spesso superano abbondantemente i 15 anni. Indubbiamente un gatto può essere una buona compagnia per un anziano, ma troppo spesso diventa un impegno insopportabile semplicemente perché gli anni si sommano agli anni con sorprendente rapidità.
Il rientro in gattile spesso è inevitabile, con tutte le conseguenze morali che ne conseguono. Perché non c’è nulla di più triste di un gatto anziano ricoverato in gattile a causa della sopravvenuta impossibilità del proprietario di continuare a prendersene cura. Ecco allora che il compagno di lunghe giornate invernali finisce per consumare i propri giorni in un luogo a lui estraneo, privato definitivamente delle carezze dell’amato proprietario.
Chi si avvicina al gattile per una adozione pone sempre la stessa richiesta: giovane e sano. Peccato che anche i gatti invecchino e siano colpiti dagli stessi acciacchi che colpiscono gli umani, e per un gatto anziano difficilmente si aprono le porte di una nuova casa. Infatti molte persone anziane non prendono neppure in considerazione la possibilità di adottare un gatto biologicamente loro coetaneo: una compagnia discreta, di poche pretese come solo i gatti anziani sanno essere.
Talvolta qualcuno non comprende una norma “senza cuore che nega ad una persona non più giovanissima, la gioia di vedere un morbido micio che ti viene incontro senza chiedere niente in cambio se non una carezza e una ciotola piena”. La domanda che poniamo noi sarà pure impietosa, sgradevole, maleducata e irrispettosa, ma inevitabile se vogliamo ottenere un affidamento valido e definivo: per quanti anni ancora la persona non più giovanissima potrà garantire la carezza e la ciotola piena?
(Articolo adattato da: https://notiziaoggi.it/attualita/ecco-perche-e-meglio-che-una-persona-anziana-non-adotti-un-cane-giovane/)
“Il gatto in un appartamento vuoto”
Morire – questo a un gatto non si fa.
Perché cosa può fare il gatto in un appartamento vuoto?
Arrampicarsi sulle pareti.
Strofinarsi tra i mobili.
Qui niente sembra cambiato,
eppure tutto è mutato.
Niente sembra spostato,
eppure tutto è fuori posto.
E la sera la lampada non brilla più.
Si sentono passi sulle scale,
ma non sono quelli.
Anche la mano che mette il pesce nel piattino
non è quella di prima.
Qualcosa qui non comincia
alla sua solita ora.
Qualcosa qui non accade
come dovrebbe.
Qui c’era qualcuno, c’era,
e poi d’un tratto è scomparso,
e si ostina a non esserci.
In ogni armadio si è guardato.
Sui ripiani è corso.
Sotto il tappeto si è controllato.
Si è perfino infranto il divieto
di sparpagliare le carte.
Cos’altro si può fare.
Aspettare e dormire.
Che provi solo a tornare,
che si faccia vedere.
Imparerà allora che con un gatto così non si fa.
Gli si andrà incontro come se proprio non se ne avesse voglia,
pian pianino,
su zampe molto offese.
E all’inizio niente salti né squittii.
(Wislawa Szymborska, -Bnin (Kórnik, Polonia), 2 luglio 1923- Premio Nobel per la Letteratura 1996)