Bando regionale, estate 2023:
Finanziamenti ai Comuni piemontesi per progetti di riqualificazione urbana e ambientale tramite sterilizzazione, gestione e controllo della popolazione felina
Partner del progetto: Casa circondariale, EporediAnimali
Proposito dichiarato dal Comune di Ivrea: “L’obiettivo di fondo è stabilire un rapporto continuativo che dimostrerà i benefici emotivi derivanti dalla vicinanza tra uomo e animale, attraverso l’istituzione di un “punto di raccolta” di circa 11 gatti in carcere”
Finanziamento: il fondo regionale ammonta a circa 11.000€, il cofinaziamento comunale è di 3.000€.
RISPOSTA di EporeciAnimali:
I volontari impegnati giornalmente nella gestione del randagismo hanno una visione precisa delle problematiche del territorio e dei passi necessari per affrontarle. Quotidianamente si trovano a gestire e accogliere gatti ammalati, feriti, malnutriti, maltrattati, in situazioni di pericolo, nonché persone in difficoltà, anziane, indigenti, ecc. che non riescono a gestire i propri animali. Inoltre si impegnano nella cattura, trasporto dai veterinari, reperimento fondi e cibo, sacrificando buona parte della propria vita privata.
Il bando regionale, per la prima volta riferito specificatamente al contenimento della popolazione felina, è stato accolto con grande sollievo ed entusiasmo, creando aspettative di miglioramento delle condizioni degli animali e dei volontari.
La stesura del bando, però, è stata effettuata da persone che, pur animate da buona fede, non sono informate rispetto alle esigenze del territorio e non hanno chiare le finalità della gestione dei randagi e delle colonie feline. Le criticità che si ravvedono sono le seguenti:
1-Le colonie feline non si moltiplicano, ma si riducono, questo è l’obiettivo di tutte le associazioni di protezione felina: lo scopo del volontariato, riportato anche nel titolo del bando regionale, è quello del controllo della popolazione felina tramite sterilizzazione, parallelo alla riqualificazione urbana e ambientale. Moltiplicare le colonie feline significa aumentare i costi e il lavoro a carico dei comuni e dei volontari, che già faticano a gestire le numerose situazioni esistenti e non hanno necessità di crearne di nuove, per di più in modo intenzionale. Il budget a disposizione di Gatti Galeotti, a fronte dei parchi risultati di sterilizzazioni, ci appare come un impiego di risorse singolare.
2-Il progetto “Gatti Galeotti” non riguarda la gestione del randagismo sul territorio, ma l’adozione da parte del carcere di un gruppo di gatti. La dicitura “punto di raccolta” non ha un significato pragmatico, non esistono punti di raccolta dei felini, ci sembra possa essere definito piuttosto come una pet therapy per carcerati, come anche specificato dall’assessora Colosso nell’ultimo consiglio comunale: un “progetto sociale-animalista”. Qui si coglie appieno il punto critico: si tratta sicuramente un interessante progetto dal punto di vista sociale/antropocentrico, ma di scarso valore dal punto di vista di gestione del randagismo. Riteniamo debba essere dunque finanziato con risorse proprie delle politiche sociali e non del benessere animale.
3-Il bando e i fondi destinati per la prima volta ai felini sono frutto di anni di dialogo con gli organi istituzionali, in particolare con l’ex assessora regionale Caucino, che, dopo aver ascoltato le esigenze delle associazioni, ha colmato una lacuna esistente, dovuta alla maggior attenzione che in genere ottiene il randagismo canino. È un grosso dispiacere vedere che il frutto dei numerosi incontri sia impiegato per finalità non condivise. La situazione dei detenuti è senz’altro meritevole di attenzione, così come quella delle persone povere, anziane, sole, disoccupate, diversamente abili, ma i fondi dovuti al nostro impegno non debbono essere utilizzati per tali situazioni e la presenza di gatti in un programma non lo trasforma automaticamente in un progetto di benessere animale. Vorremmo si cogliesse appieno la differenza tra finalità sociali e finalità di benessere animale, due ambiti spesso antitetici.
4-Mancato coinvolgimento di EporediAnimali: ci è stata chiesta la disponibilità di partenariato il 5 settembre 2023, velocemente per motivi di scadenza del bando, dunque senza esporre il progetto, e solo il 23 luglio 2024 abbiamo ricevuto un documento scritto da poter visionare, nonostante le reiterate richieste di collaborazione. Un partenariato dovrebbe basarsi sulla cooperazione e coprogettazione, su obiettivi condivisi tra le parti e creati assieme, al fine di essere realistici e percorribili, mentre, venendo a mancare queste basi, non riteniamo di avere una precisa implicazione in questo progetto, né sono chiare le aspettative tra le parti.
5-A quasi un anno dall’adesione al bando, la bozza appare poco concreta, dando luogo a dubbi e non tenendo conto della sostenibilità futura: il lavoro a carico dei volontari non si ferma certo alla cessione dei gatti previsti, ma ha ben altri risvolti, perché non sono stati ancora affrontati assieme e definiti? Vi siete confrontati con le associazioni che gestiscono situazioni simili e siete a conoscenza del carico di lavoro ad esse affidato? (noi si, l’abbiamo fatto).
-A inizio luglio pareva esserci accordo riguardo a un maggior coinvolgimento di EA per avere dettagli solidi su cui costruire una collaborazione realistica, ma ad oggi non vi è stato alcun incontro al proposito, dunque ci è richiesto di firmare “sulla fiducia”, la quale, ancorché non manchi dal punto di vista umano, non può essere motivo sufficiente per abbracciare un progetto in modo superficiale e non circonstanziato.
-Quanto costa il mantenimento dei gatti? Sapete che può aggirarsi attorno ai 6-7.000€/annui? L’assessore al bilancio ne è al corrente e concorda? Si tratta quasi di un raddoppio della spesa eporediese per il gattile, che però non concorre alla gestione del randagismo, ma a un progetto sociale. Ci sarà un capitolo apposito o i fondi saranno presi dal capitolo “benessere animale”? Le future giunte lo sosterranno? In caso contrario cosa succederà, i gatti saranno a carico di EporediAnimali, con fondi ricavati dai banchetti e dalle donazioni?
-Il carico di lavoro futuro graverà su EA? (gatti malati da portare dal veterinario, ecc…). Perchè non siamo stati coinvolti nello studio prodromico? Perché sono state incontrate alcune istituzioni, mentre non è mai avvenuto un incontro con noi? Le istituzioni che non si occupano di randagismo in modo attivo, ma hanno valutato positivamente il progetto, che ruolo avranno? Pragmatico o solo di benestare per iscritto? E chi svolgerà il lavoro pratico? Chi terrà i rapporti all’interno del carcere? Chi avviserà se un gatto sta male?
-Si parla di “rotazione dei carcerati” alla cura dei gatti, ma è l’esatto opposto di ciò che richiede un animale, gli esseri viventi hanno bisogno di punti di riferimento, non sono oggetti che debbano essere contesi dai carcerati per il loro benessere. Chi saranno questi punti di riferimento? Tutto deve essere chiaro prima di iniziare il progetto, non dopo.
-Non abbiamo mai visto gli interni del carcere, non ci possiamo rendere conto di altri eventuali problemi, firmare la bozza di progetto sarebbe dunque un comportamento leggero da parte nostra, vorremmo avere la certezza di ciò che siamo chiamati a fare, con le sue reali implicazioni.
-“Le Parti dichiarano di conoscere e condividere il Progetto, i suoi contenuti, le sue finalità e le modalità operative per la sua realizzazione.”: no, non lo conosciamo, abbiamo chiesto numerose volte, nel corso dei mesi, di avere più dati, che non ci sono mai stati forniti.
-“il Comune di Ivrea, si occuperà di:- Coordinare il progetto e costituire la rete di partenariato”: non vediamo una rete di partner, ci sono degli enti/associazioni/istituzioni sulla carta, ma non si sono mai parlati, incontrati, non hanno condiviso nulla.
Ci dispiace di non poter parlare di persona di questi aspetti, ma doverli esporre per iscritto, senza un confronto amichevole e fruttuoso. Gli scritti possono dar adito a dubbi, mentre una situazione affrontata de visu aiuta la reciproca comprensione, genera conoscenza ed entusiasmo, aiuta a individuare e affrontare i problemi e i dubbi, che invece al momento ci attanagliano e non possiamo dipanare.
Per tutti questi motivi, non riteniamo opportuno far parte del progetto al momento, ma, come specificato innumerevoli volte, ci rendiamo disponibili ad ulteriori approfondimenti e a una collaborazione reale e costruttiva.