“Finanziamenti ai Comuni per progetti di riqualificazione urbana e ambientale tramite sterilizzazione, gestione e controllo della popolazione felina“
Indice:
1-PASSATO: difficoltà con le istituzioni, dialogo a livello locale e regionale, partecipazione a eventi per portare messaggio su situazione associazioni e gatti, ottenimento nuova legge e bando finanziamento gatti, richiesta al comune di Ivrea di un assessorato
2-PRESENTE: progettualità con assessorato non attuate, finanziamento bando perso poiché impegnato in pet-therapy, assenza di dialogo,
3-FUTURO: possibili azioni per recupero fondi tramite eventi, protezione del futuro progetto del gattile dalla superficialità/burocrazia decontestualizzata
4-TESTO DEL BANDO: dove non si nomina la pet-therapy, ma azioni di cui qualunque associazione che opera realmente sul territorio si fa portatrice da sempre
1-PASSATO
A 30 anni dalle prime leggi nazionali e regionali in materia di animali di affezione e prevenzione del randagismo, le direttive non sembrano ancora recepite dalla maggior parte dei Comuni canavesani. Abbiamo partecipato a molti incontri, in presenza e online, per capire come affermare i diritti degli animali e la corretta gestione del randagismo, ma non si riesce ancora ad avere un dialogo proficuo con le istituzioni.
Spesso i sindaci non applicano la legge, l’unica nostra arma è la denuncia in procura, che un ex parlamentare europeo ci ha spinti a perseguire, esortandoci a denunciare senza esitazione, perché l’approvazione delle leggi è costata molta fatica e bisogna lavorare affinché tutte siano rispettate. L’ASL non interviene in alcun modo, anche se messa a conoscenza di animali in difficoltà, nonostante la responsabile regionale abbia espressamente detto che è compito istituzionale dell’ASL quello di informare. L’inghippo sta nel fatto che l’ASL recepisce solo istruzioni da parte dei sindaci, ma se questi non collaborano, è chiaro che il meccanismo si fermi. Il punto è stato affrontato con un dirigente dell’ASL TO4, ora in pensione, che conveniva sul fatto si dovessero cambiare le procedure, ma non aveva il potere di agire. Le forze dell’ordine spesso non conoscono le leggi e le procedure in ambito di randagismo, trattando alcuni argomenti con superficialità e fretta, bisogna dunque informarle e fare in modo che il processo di gestione degli animali ritrovati (feriti/randagi/abbandonati…) parta nel modo giusto dal primo passo, che è la chiamata all’112. I cittadini non sono informati sulle procedure, spesso rifiutano di segnalare al proprio comune la richiesta di intervento, così dobbiamo affrontare molte difficoltà per essere rimborsati, cosa che spesso infatti non avviene. Dunque, al momento, nonostante le leggi, la gestione del randagismo viene effettuata da cittadini volontari con donazioni di altri cittadini, tutto si ferma in basso, mentre in alto non arrivano neppure le informazioni di quanto accada.
Un esempio: un maresciallo dei CC chiama l‘ASL di notte per recuperare un gatto in casa di un anziano deceduto, prima dell’apposizione dei sigilli. L’ASL è un pubblico servizio, attivo h24, però il veterinario in turno non ha attrezzature, né luoghi in cui ricoverare gli animali (non è un caso, non esistono tali dotazioni), dunque chiama le associazioni. Un volontario interviene (chiaramente il giorno successivo deve lavorare), ritira l’animale, le istituzioni considerano il caso risolto. Nessuno aiuta l’associazione a rifarsi delle spese, che per legge cadono sul comune: CC, ASL, sindaco, tutte persone preposte legalmente alla gestione del randagismo, tutte immotivatamente ignare del fatto che un animale vada gestito e abbia dei costi (un adulto qualunque si porrebbe certe domande, per mera educazione di base).
Durante vari colloqui con rappresentanti regionali (precedente garante degli animali, responsabile ASL, presidente Cirio, funzionari dell’ufficio tutela animali, ecc..) abbiamo fatto presente le lacune nella normativa, nonché la differenza di trattamento dei gatti rispetto ai cani. Assieme ad altre associazioni piemontesi, abbiamo partecipato a manifestazioni, cortei, eventi, feste in cui abbiamo incontrato assessori e consiglieri regionali per esporre le nostre richieste. Tutto ciò ha iniziato a essere recepito, per esempio l’assessora Chiara Caucino ha rivisto la legge regionale e promosso un bando per dare fondi ai comuni che si occupano di randagismo: due bandi regionali, uno dedicato ai comuni con più di 20.000 abitanti, uno dedicato a quelli più piccoli. Nel contempo, date le votazioni amministrative eporediesi, abbiamo proposto alla nuova giunta la delega al benessere animale, in modo da avere un tramite con le istituzioni e far conoscere la realtà territoriale, delega accettata da Gabriella Colosso.
Ci sembrava tutto un sogno, finalmente le cose stavano cambiando, qualcuno ci avrebbe ascoltati! Inoltre non si erano mai visti soldi per gli animali, infatti avevamo sempre cercato di inserirci in progetti di riqualificazione ambientale, promozione sociale, ecc. per avere fondi per le nostre attività, collaborando con le associazioni del territorio, lo sa bene l’ufficio ambiente, i cui funzionari ci hanno seguiti negli ultimi 8 anni (Paola Soffranio, Davide Luciani). Non potete immaginare la nostra gioia e sorpresa quando abbiamo appreso di un bando dedicato esclusivamente agli animali, non solo, ma nello specifico proprio ai gatti! Quante progettualità con i fondi e la nuova assessora, ci si apriva un modo di possibilità ed eravamo in gran fermento! Abbiamo chiesto un regolamento degli animali, poiché la polizia municipale lamentava di non poter intervenire senza regole cittadine, di conoscere le associazioni del territorio e creare dei momenti di dialogo per confrontare le esigenze di ognuna, di creare una rete territoriale per far dialogare maggiormente i comuni limitrofi, di conoscere il gattile e le sue dinamiche in vista di un futuro gattile comunale, ecc…
2-PRESENTE
L’assessora Colosso si è recata in gattile per conoscerci, le abbiamo spiegato brevemente come funzionasse la nostra associazione, abbiamo espresso la necessità di conoscere tutte le realtà del territorio per arrivare a un’azione congrua con i bisogni evidenziati, poi ci ha esposto la volontà di una collaborazione con il carcere e ha parlato lungamente con un ex detenuto che fa il volontario da noi. Infine ha chiesto se si potessero portare gatti in carcere, le abbiamo risposto che ci sembrava una strada poco percorribile, ma avremmo potuto parlarne per trovare accordi soddisfacenti.
Il bando di maggio 2023 scadeva a inizio settembre dello stesso anno, dunque, passati i primi tempi dopo le elezioni, abbiamo chiesto all’assessora di lavorarci, ricordandoglielo più volte durante l’estate, ma, forse perché appena eletta e sopraffatta dalla complessità, è arrivata a pochi giorni dalla scadenza senza incontrarci, dunque ha trattato lei il progetto, dicendoci che sarebbe stata generica. Quando ci ha detto il titolo, Gatti Galeotti, di cui era molto fiera, abbiamo convenuto sulla simpatia dell’appellativo, ma ci siamo altresì chiesti come avremmo giustificato in regione un progetto diverso, perché naturalmente quello non era rispondente alle esigenze territoriali, che l’assessora non conosceva ancora.
Nei mesi seguenti abbiamo chiesto di vederci per due motivi: conoscere il territorio, progettare i lavori relativi al bando. Nulla. Da altri assessori abbiamo appreso l’ammontare della cifra del bando, circa 11.000€, più 3.000 di cofinanziamento comunale. A ottobre Colosso ha promesso tavoli di lavoro a partire da gennaio, forse anche prima, dicembre o novembre. Nulla. (Ci sarebbe bastato parlarle, non serve una struttura burocratica complessa per vedersi e scambiare informazioni). Ad aprile abbiamo nuovamente esortato un incontro organizzativo, ha risposto di non avere i funzionari (ma i precedenti potevano seguire l’iter benissimo, non c’era alcun bisogno di aspettare). L’abbiamo altresì avvisata che in estate sarebbe stato molto difficile per noi collaborare, sia per l’enorme quantità di animali da gestire, sia per le ferie dei volontari, con conseguente sovraccarico dei rimanenti. Arriva giugno, nulla. Nel frattempo conosciamo un funzionario delle politiche sociali che dovrebbe seguirci, ma non ha ancora un ruolo preciso. Non abbiamo dettagli sul progetto, leggiamo sui giornali che avanza, chiediamo al funzionario di essere maggiormente coinvolti, ci spiega che non lo siamo stati perché prima si doveva avere la certezza del progetto. Gli spieghiamo a nostra volta che, essendo definiti quali “partner” nel progetto presentato in regione, abbiamo il diritto-dovere di pianificare i passi ed esporre le nostre esigenze, ma ci risponde che “il comune fa ciò che deve fare”. Ci promette che saremo coinvolti, ma qualche giorno dopo riceviamo una telefonata da una sua collega, che ci invita a firmare in tempi celeri la bozza di accordo sul progetto Gatti Galeotti, da noi mai condiviso! Le parole di conforto sono state: di stare tranquilli che i gatti non sarebbero maltrattati (ci mancherebbe, è un reato penale!) e che in fondo è un piccolo bando da così pochi soldi, se ne trattano di molto più grandi (loro, le politiche sociali, non il benessere animale, che non ha mai visto un euro). Preciso che è stata molto simpatica e piacevole, ma così lontana dalla nostra realtà, da non accorgersi dello stupore che hanno suscitato le sue parole. Tutti sono lontani, perché, ad oltre un anno dalle elezioni, nessuno ha mai chiesto informazioni sul randagismo, nessuno ha mai pensato di domandarci cosa pensassimo di questo progetto e, quando abbiamo provato a dirlo all’assessora, ci ha tacitati con veemenza rispondendo “lo sapevate” (a cui sono seguite le lacrime di sfogo di una delle socie fondatrici del gattile). Tutte le decisioni sono state prese unilateralmente dagli uffici, aumentando la distanza con le istituzioni, e la frase del bando “il comune è l’unico responsabile del progetto” è stata fraintesa con “il comune è l’unico a decidere”, due concetti profondamente differenti.
Insomma, in esatta contrapposizione con le aspettative, nessuno ci ascolta e tutti i soldi del bando sono stati destinati a un progetto “SOCIALE-animalista” (così definito dalla stessa Colosso in consiglio comunale) incentrato sulla pet-therapy per carcerati, su modello di un carcere dell’Illinois, per sviluppare nei detenuti “un rapporto proficuo con i felini” attraverso workshop e altre iniziative (che cadranno sulle nostre spalle aggravando i nostri impegni?). “L’obiettivo di fondo è stabilire un rapporto continuativo che dimostrerà i benefici emotivi derivanti dalla vicinanza tra uomo e animale.” L’unico accenno ad esigenze della nostra associazione è il seguente: “Eventuale acquisto di altro materiale per alcune colonie feline cittadine;”. Leggiamo inoltre: “Formazione e supervisione: le persone in situazione detentiva che beneficeranno dell’iniziativa avranno un incontro formativo con un veterinario o con i volontari dell’Associazione Eporedianimali ODV al fine di conoscere i più comuni problemi di comportamento e di salute nei gatti, l’alimentazione specifica, la comunicazione dei gatti e le strategie per l’instaurazione di un proficuo rapporto con l’animale.” Un solo incontro? Follia, bisogna stabilire un numero congruo di contatti, avendo il permesso del carcere, con cui dunque dovremmo parlare prima di dare la nostra disponibilità, non dopo. E poi, tutte queste iniziative, perché non sono state concordate con noi? Perché non è stata chiesta la nostra opinione su come fosse meglio procedere, ammesso di voler appoggiare questo progetto?
3-FUTURO
Analizzando i problemi attuali, dal nostro punto di vista, si possono programmare azioni future. Al momento ravvediamo le seguenti criticità:
1-L’assessora non è informata sui fatti, né si è confrontata nel corso di questo primo anno, che avrebbe dovuto gettare le basi per una proficua collaborazione. Non sono state accolte le nostre offerte di dialogo sul randagismo in territorio canavesano, è dunque prevedibile che le sue azioni siano in certa percentuale avulse dal contesto, ora e in seguito. Avrà volontà di formarsi in futuro? Certamente dirà di si, ma è da un anno che sentiamo dire si a tutto. Inoltre per formazione è sempre stata votata al sociale umano, questo le darà inevitabilmente una visione antropocentrica dei problemi, anche di benessere animale. E’ il caso che detenga la delega? Non ci saranno ulteriori conflitti di interesse? Potrebbe la delega essere accolta da altro assessore con una base di formazione nel campo del randagismo?
Teniamo a chiarire in modo inequivocabile che il nostro giudizio si applica solamente alla gestione tecnica di un processo amministrativo e in nessun caso vuole essere giudicante della persona di Gabriella, verso cui nutriamo rispetto: bisogna cercare la via più utile ai cittadini, prendendo in considerazione ogni ipotesi, scevra da giudizi che oltrepassino il contesto qui affrontato.
2-Gli uffici delle politiche sociali non sono formati sul randagismo, hanno anch’essi una visione (ovviamente) antropocentrica: non riportiamo tutti gli stralci di conversazione che trasmettono inequivocabilmente (e per loro stessa ammissione) una trattazione meramente burocratica della gestione del randagismo, senza la volontà di entrare davvero nel merito per risolvere i problemi segnalati dai cittadini. Non sarebbe meglio tornare agli uffici che trattavano la questione in precedenza? Sono già informati sui fatti e sul contesto di esigenze territoriali, nonché sullo storico dei bandi, a loro risulterebbe certamente più facile agire in modo concreto e utile: perché rinunciare ad anni di esperienza? Qualora si decidesse di lasciare la gestione del benessere animale agli uffici delle politiche sociali, bisognerebbe ricominciare tutto da capo, dunque di dovrebbe prevedere la formazione del personale, la reciproca conoscenza per far passare un messaggio antispecista che al momento è totalmente assente, anche solo per il semplice fatto che una delega al benessere animale non c’è mai stata.
Come sopra, chiariamo in modo inequivocabile che ai funzionari va tutto il nostro rispetto, stiamo esponendo dei punti che abbiamo notato e che vanno affrontati, ma senza giudizi superficiali e senza voler alimentare fazioni di alcun genere.
3-Dobbiamo far recepire all’amministrazione il messaggio che il progetto Gatti Galeotti è buono dal punto di vista sociale, ma poco ha a che vedere con il benessere animale come inteso dalle associazioni e dal bando stesso, di cui riportiamo in calce il testo, senza sembrare persone chiuse o incapaci di comprendere i paletti burocratici: vogliamo rimarcare la differenza tra buon progetto sociale e buon progetto animale, che dovranno tenere sempre due binari precisi, senza escludere punti di intersezione, ma chiarendo bene su quale binario ci si muova, per non rischiare altri passaggi indebiti di fondi pubblici dall’uno all’altro. Come fare? Incontri con la giunta? Giornali? Raccolte firme? Destinazione di fondi del sociale a progetti per animali? Non sappiamo ancora. Inoltre ci manca un dato: i gatti in carcere costeranno circa 6.000€/anno, dove saranno trovati i fondi? Tra i bandi delle politiche sociali, tra le risorse del benessere animale o da fondi interni al carcere? Nessuno al momento ha saputo risponderci. Inoltre ci manca un dato: i gatti in carcere costeranno circa 6.000€/anno, dove saranno trovati i fondi? Tra i bandi delle politiche sociali, tra le risorse del benessere animale o da fondi interni al carcere? Nessuno al momento ha saputo risponderci.
4-Altro messaggio che teniamo vivamente a far conoscere e crescere, è quello della collaborazione attiva e fattiva dei cittadini, visti non come richiedenti aiuti e pretese, ma come strumenti per sviluppare una maggior efficacia delle azioni di pubblico interesse. Abbiamo sempre cercato di dare prima che pretendere, dimostrandolo con azioni concrete e documentabili, sia in ambito ambientale, sia sociale, sconosciute alla stessa assessora pur coinvolgendo azioni sociali coadiuvate dall’ASL o dal carcere (!), nonché le associazioni del territorio operanti in ambito sociale. Ora chiediamo che vengano ri-conosciute e valorizzate, per sfatare alcuni pregiudizi sui volontari e inserirli a pieno titolo in una ideale staffetta il cui obiettivo deve essere condiviso ab initio e in cui ogni ruolo è indispensabile e parimenti rispettato.
5-Avendo perso 14.000€ del bando, ci poniamo come obiettivo quello di recuperare la stessa cifra con le nostre forze. Contatteremo le aziende del territorio, eventualmente rivolgendoci all’Unione Industriali, per capire il funzionamento della CSR, Corporate Social Responsibility. Abbiamo come modello un’associazione torinese che si occupa di sport e ha una cinquantina di persone assunte, grazie alle donazioni aziendali e ai bandi (grossa fetta di sovvenzioni a noi negata). In questo caso specifico, l’associazione organizza eventi podistici (staffette e maratone) recuperando fondi dagli iscritti, i quali sanno che le spese sovvenzionano progetti sul territorio. E’ tutto da creare, non è detto che le nostre esigue forze riescano a seguire progetti di questa portata, certo sarebbe stato più facile e auspicabile usare i soldi del bando, ma le strade dei randagi sono sempre in salita e piene di sfide!
6-Sfruttare il bando 2024, vinto con una cordata di 10 comuni (che ringraziamo per l’ascolto), per cominciare a imbastire una rete territoriale e perseguire le azioni descritte dal bando, che sono esattamente quelle svolte da ogni associazione di protezione animale, poiché sono universalmente considerate basilari: cattura, sterilizzazione, rilascio; censimento delle colonie feline; recupero cuccioli o gatti inadatti a permanere sul territorio; adozione consapevole dei gatti socializzati; acquisto cibo per le colonie feline (ora totalmente a carico nostro o dei responsabili di colonia); sistemazione delle colonie feline con apposizione di punti cibo decorosi; educazione alla corretta gestione del randagismo rivolta a tutti i soggetti coinvolti, istituzionali e non.
Riteniamo che tutte queste azioni debbano necessariamente coinvolgere le associazioni e non possano essere programmate a tavolino da istituzioni che non sono presenti sul territorio. E’ lapalissiano, ma pare non recepito. Chiaramente non ci vogliamo sostituire alle istituzioni, ma neppure farci sostituire da loro: solamente dalla vera collaborazione e dalla messa in comune delle informazioni nascono progetti duraturi e utili ai cittadini e, soprattutto, agli animali!
4-TESTO DEL BANDO
Attraverso il presente avviso si intende incentivare i Comuni di maggiori dimensioni ad affrontare le problematiche connesse alla popolazione felina in area urbana e peri-urbana, favorendo sinergie e accordi con altri operatori territoriali per ottimizzare le risorse impiegate e proporre progetti sostenibili e replicabili negli anni futuri. Sono finanziati progetti che prevedono interventi di riqualificazione urbana e ambientale tramite la sterilizzazione, la gestione e il controllo delle colonie feline, nonché della popolazione felina generale.
In generale i progetti possono prevedere, separatamente dalle progettualità assistite dalla contribuzione di cui alla L. 281/1991, anche singolarmente attività di:
– cattura dei gatti, sterilizzazione e inserimento microchip, breve stallo per assicurarsi della ripresa post-operatoria, e rimessa in libertà nel luogo di cattura;
– recupero di gatte gravide tenute in struttura sino al parto, successiva sterilizzazione e adozione consapevole dei cuccioli;
– recupero di cuccioli senza mamma per i quali viene organizzata e promossa un’adozione consapevole;
– recupero e cura di gatti ammalati;
– recupero e distribuzione di cibo per il mantenimento delle colonie feline;
– coordinamento delle varie colonie feline esistenti e censimento della popolazione felina sul territorio comunale e sovra-comunale per monitorare lo stato di salute dei gatti e per evitare un aumento incontrollato;
– sistemazione dell’area che ospita la popolazione felina e/o la colonia anche attraverso il posizionamento di ausili e attrezzature adeguate al ricovero;
– campagne di sensibilizzazione ed educazione sugli argomenti del progetto presso le scuole del territorio per i ragazzi e forme di diffusione presso la popolazione adulta della necessità della sterilizzazione programmata per evitare un aumento incontrollato della popolazione felina;
– attività di educazione civica e ambientale e cura dei felini randagi tramite eventi di sensibilizzazione della popolazione;
– promozione dell’adozione dei gatti sufficientemente aperti al contatto umano e inserimenti in famiglia, con una conseguente riduzione dei costi di gestione delle colonie e una riduzione della popolazione di gatti randagi